Malattia coronarica
Numerosi studi trasversali hanno evidenziato una maggior prevalenza di Sindrome delle Apnee Ostruttive Notturne (OSAS) in soggetti affetti da malattia coronarica (CAD, coronary artery disease) o con pregresso infarto del miocardio, rispetto alla popolazione generale ed un suo effetto negativo, in termini prognostici, sulla patologia cardiaca di base. Peker e coll. hanno valutato l’insorgenza di malattia coronarica in 308 soggetti (età compresa fra i 30 e 69 anni) russatori o con diagnosi di OSAS, senza patologia cardiaca basale, seguiti per un periodo di 7 anni. Durante il follow-up hanno riportato la comparsa di malattia coronarica 16.2% dei soggetti con diagnosi accertata di OSAS rispetto al 5.4% nei soli russatori, con una maggior mortalità legata all’evento coronarico negli OSAS. L’analisi multivariata ha mostrato che i parametri che correlano significativamente con lo sviluppo di CAD sono la diagnosi di OSAS al basale, la pressione arteriosa sistolica, l’età, il tempo dalla diagnosi di OSA e la minima saturazione notturna di ossigeno. Indipendentemente dal ricorso ad eventuali presidi terapeutici per la patologia respiratoria notturna durante il follow-up, i pazienti con OSAS avevano un rischio relativo di 4.6 di sviluppo di CAD. Il trattamento efficace del disturbo del sonno produceva una riduzione del rischio di coronaropatia dopo correzione per fattori confondenti. Hanly e coll. hanno osservato durante la notte alterazioni del tratto ST suggestivi di ischemia miocardia. La comparsa di depressioni dell’ST all’elettrocardiogramma era più frequente nei soggetti con OSAS più severa e correlava con il grado di desaturazione di ossigeno. Nei pazienti affetti da OSAS si osserva un’alterazione della normale variabilità circadiana di frequenza cardiaca e pressione arteriosa, più marcata durante il sonno mentre nell’individuo normale, questi parametri si riducono: la mancata riduzione del lavoro ardiaco di notte ed il maggior stress che perdura di giorno, espongono ulteriormente il paziente OSA al rischio di CAD. Sorajja D e coll. hanno riscontrato una associazione indipendente fra l’indice apnee-ipopnee ed il grado di calcificazione coronarica in soggetti senza segni clinici di coronaropatia.