Malattie cardiovascolari
Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato che la Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno (OSAS) predispone a tutte le più comuni patologie cardiovascolari. Peraltro molti pazienti arrivano all’osservazione del pneumologo per un sospetto di OSAS senza patologia cardiovascolare clinicamente evidente. Sono stati esaminati soggetti con OSAS di severa entità (AHI: 63±30; tempo trascorso con saturazione <90%: 25,2±10,5%; saturazione minima notturna: 78±8%), in sovrappeso o più spesso francamente obesi, ma non affetti da ipertensione arteriosa né da alcuna patologia cardiovascolare, tutti con frazione di eiezione ventricolare sinistra >50%. Lo scopo dello studio era di esaminare prospetticamente, ad intervalli di tempo di tre mesi, come durante il trattamento dell’OSAS con CPAP variassero i livelli di diversi biomarcatori cardiaci e vari parametri di morfologia e funzione cardiaca, valutati sia tramite ecocardiografia, sia con risonanza magnetica cardiaca (CMR). Sono stati studiati 47 soggetti che nell’arco di un anno avevano eseguito per almeno 4,5 ore per notte il trattamento con CPAP loro prescritto. Le valutazioni ecocardiografiche e con CMR hanno fornito risultati simili, mostrando un progressivo miglioramento degli atrial volume index sinistro e destro, delle dimensioni telediastoliche ventricolari destre, di alcuni indici di funzionalità ventricolare diastolica e dell’indice di massa ventricolare sinistra. Tra gli indici che non avevano subito variazioni vi erano le frazioni di eiezione ventricolare e le dimensioni telesistoliche e telediastoliche ventricolari sinistre. Nessuna variazione è stata inoltre rilevata nei marcatori bioumorali, dei quali la proteina C reattiva (PCR) mostrava valori borderline, mentre la troponina T ed il brain natriuretic peptide (BNP) valori nella norma per tutto il periodo di osservazione. A caratterizzare la casistica di questo studio sono la severità dell’OSAS, lo stato di obesità dei pazienti, l’assenza di disturbi clinici cardiovascolari ed una frazione di eiezione ventricolare sinistra >50%. Dal punto di vista metodologico i maggiori punti di forza sono l’utilizzazione della tecnica della CMR, attendibile anche in caso di obesità, ed i controlli ripetuti nel tempo. Il lavoro indica che il trattamento dell’OSA migliora alcune caratteristiche funzionali e morfologiche sia delle sezioni sinistre, sia di quelle destre del cuore, e mette in evidenza come questi miglioramenti siano graduali e progrediscano per almeno un anno di tempo. I risultati delle determinazioni bioumorali non hanno dato invece indicazioni di alcun effetto dell’OSAS e del suo trattamento; non è stato osservato alcun effetto sulla troponina T, nonostante i marcati livelli di ipossiemia notturna. Viceversa, alcune ricerche hanno messo in evidenza slivellamenti del tratto ST durante il sonno correlati alle apnee. Possibilmente quindi la maggior parte degli episodi ischemici notturni nei soggetti con OSAS non cardiopatici non sono di gravità tale da determinare innalzamenti della troponina plasmatica. Questo studio supporta i risultati di precedenti osservazioni secondo cui l’OSA può determinare alterazioni morfofunzionali cardiache. Spesso le alterazioni che si rilevano sono molto lievi, ma le nostre conoscenze sulla storia naturale dell’OSAS fanno sospettare che, in mancanza di un trattamento dei disturbi respiratori notturni, esse possano preludere alla comparsa, nel lungo termine, di importanti patologie cardiovascolari.