Disturbi del ritmo cardiaco
L’incidenza di aritmie cardiache nei soggetti con Sindrome delle Apnee Ostruttive Notturne (OSAS) appare superiore alla popolazione generale. Gli studi condotti in tal senso sono resi difficoltosi dalla presenza di fattori confondenti difficilmente controllabili: ipertensione arteriosa, obesità e sindrome metabolica si intrecciano frequentemente in varia misura in un medesimo paziente, rendendo difficile qualsiasi estrapolazione causale e la stima del peso relativo di ciascuno di questi fattori di rischio sulla morbilità e mortalità globale. Coloro che soffrono di OSAS mostrano un picco di incidenza di morte improvvisa, per causa cardiaca, durante le ore notturne a differenza dei soggetti senza OSAS e della popolazione generale, che presentano un maggior numero di tali eventi durante il giorno. Bradicardia sinusale severa e blocchi atrioventricolari sono i disturbi del ritmo più frequentemente descritti nei pazienti con OSAS; a questi si aggiungono la fibrillazione atriale ed i battiti ectopici ventricolari. Si è visto che la bradicardia sinusale si manifesta ugualmente in soggetti esenti da sottostanti anomalie del sistema di conduzione cardiaco e spesso regredisce a seguito di una efficace terapia con CPAP; è stata sottolineata l’importanza di escludere che un’aritmia sia l’espressione di un sottostante disturbo del sonno in pazienti ad alto rischio candidati all’impianto di un pace-maker permanente. Si ipotizza che fattori predisponenti l’insorgenza di disturbi del ritmo, particolarmente la fibrillazione atriale (FA), siano, ancora una volta, l’ipossiemia, l’attivazione adrenergica, l’incremento pressorio acuto e le distorsioni strutturali cui è sottoposto il miocardio in conseguenza degli anomali gradienti pressori trans murali; la disfunzione diastolica e, in acuto, lo stiramento della parete atriale durante la manovra di Mueller, comportano un incremento delle dimensioni dell’atrio sinistro, elemento noto per favorire l’insorgenza di FA. L’ipossia sembra il principale trigger di aritmie ventricolari, mentre i disturbi sopraventricolari sono maggiormente influenzati dal tono simpatico. In pazienti sottoposti a cardioversione per FA, l’essere anche affetti da OSA predisponeva ad una probabilità doppia di recidiva entro i successivi 12 mesi, se confrontati con i soggetti che venivano anche trattati con CPAP.