Assetto ormonale
La sindrome delle apnee morfeiche ostruttive (OSAS) è caratterizzata da una ostruzione completa (apnea) o parziale (ipopnea) delle vie aeree superiori, che si verifica durante il sonno e che dura più di 10 secondi. Secondo le linee guida italiane per la diagnosi di OSAS, il numero di apnee ed ipopnee per ora di sonno (indice di apnee/ipopnee o AHI) è considerato patologico se >10/h [1]. Le apnee/ipopnee comportano una desaturazione ossiemoglobinica ed una transitoria superficializzazione del sonno (arousal) che consente di attivare i muscoli dilatatori delle vie aeree ponendo fine all’evento respiratorio patologico. Ne consegue una frammentazione del sonno notturno che ostacola il raggiungimento delle fasi di sonno profondo; il sonno notturno diventa scarsamente ristoratore e i pazienti affetti da tale sindrome accusano spesso una eccessiva sonnolenza diurna con compromissione delle performance quotidiane: l’OSAS rappresenta quindi una malattia sociale invalidante tanto più preoccupante se si considera il continuo aumento della sua prevalenza verosimilmente dovuto ad una maggiore diffusione della conoscenza di tale patologia e all’incremento del numero di casi diagnosticati conseguente all’aumentato ricorso ai Centri del Sonno. Il dato relativo alla diffusione di tale patologia diventa allarmante se si considera che questa si associa ad una più alta prevalenza di malattie cardiovascolari rispetto alla popolazione generale. L’alterazione dell’architettura ipnica rappresenta uno dei fattori che contribuiscono a determinare le diverse disfunzioni metaboliche ed ormonali generalmente associate all’OSAS. La più comune comorbidità nei pazienti con OSAS è l’obesità di tipo centrale o viscerale. Gli obesi con OSAS hanno rispetto agli obesi non OSAS una maggiore quota di grasso viscerale che correla con la gravità degli indici respiratori: l’accumulo adiposo può favorire l’insorgenza delle ipo/apnee ostruttive tramite un restringimento del lume per compressione ab estrinseco/infiltrazione delle pareti delle vie aeree superiori o tramite una compromissione della funzionalità dei muscoli dilatatori. L’obesità di tipo centrale è solitamente associata con la sindrome metabolica che è un quadro caratterizzato dalla contemporanea presenza di almeno 3 delle seguenti alterazioni: obesità di tipo centrale, glicemia >110 mg/ml, pressione arteriosa >130/85 mmHg, ipertrigliceridemia e colesterolo HDL basso. Si ritiene che uno stato di insulino-resistenza, ossia di desensibilizzazione dei tessuti periferici bersaglio alla azione biologica dell’insulina con conseguente iperinsulinemia compensatoria, giochi il ruolo di fattore patogenetico unificante alla base dei disturbi raggruppati in questa sindrome. L’ insulino-resistenza infatti può indurre intolleranza al glucosio, dislipidemia ed ipertensione. La sindrome metabolica è di per sé responsabile di un incremento di rischio cardio-cerebrovascolare. Nei pazienti con OSAS sono stati descritti sia una insulino-resistenza che un ipoandrogenismo. L’insulino-resistenza è in relazione con l’obesità centrale spesso associata all’OSAS. Anche l’ipoandrogenismo è un trait solitamente tipico dei maschi obesi determinato dall’effetto, per così dire, “addormentante” esercitato dall’eccesso di acidi grassi non esterificati circolanti sull’ipotalamo con una conseguente cascata di eventi che include un decremento nella increzione di fattore di rilascio gonadotropinico (GNRH) dall’ipotalamo, nella increzione di ormone luteinizzante (LH) dall’ipofisi ed infine nella produzione di testosterone dalle gonadi. Sia l’insulino-resistenza, sia l’ipoandrogenismo (nei maschi) rappresentano dei fattori di rischio vascolare: sembra importante stabilire se l’OSAS possa potenziare o perfino indurre questi stati indipendentemente dall’obesità. Nei pazienti con OSAS sono stati inoltre segnalati un incremento della produzione di cortisolo, un aumento del tono simpato-adrenergico, una riduzione della secrezione di GH, alterazioni a carico di una serie di altri parametri ormonali, ma a tutt’oggi non esiste uno studio che abbia esaminato simultaneamente in una stessa popolazione di pazienti con OSAS i differenti parametri ormonali.