Sonno ed evoluzione della specie
ll sonno è uno degli argomenti più affascinanti della scienza ma in realtà nessuno sa cosa esso sia. Una delle ragioni per cui non comprendiamo questo fenomeno è che non l’abbiamo mai studiato dal punto di vista dell’evoluzione, afferma Steven Lima dell’Università dell’Indiana. Finora si pensava che solo gli animali vertebrati riposassero la notte. Recentemente è emerso che anche i moscerini della frutta e le api dormono. Andando più indietro nella scala evolutiva si incontrano i rettili e se anche l’iguana si confermasse essere animale dotato di sonno, come Lima sta cercando di capire nel suo laboratorio, vorrebbe dire che questa funzione è comparsa tra gli esseri viventi più di 500 milioni di anni fa. Si muore prima per mancanza di sonno che per mancanza di cibo. Solo l’uomo ha un comportamento anomalo, infatti messo a confronto con le altre specie di onnivori ed in particolare con i primati, l’Homo sapiens dorme molto meno. Da sempre l’uomo si chiede come mai egli abbia bisogno ogni giorno di dormire e di sognare e come ciò avvenga. I precedenti storici di tali bisogni si trovano nei documenti più antichi della letteratura e della scienza, quali i poemi omerici, gli scritti dei pre-socratici, di Platone, Ippocrate, Galeno, i documenti della Scuola Salernitana, le riflessioni di Cartesio, fino a giungere alle ipotesi di Pavlov. Si è passati dal considerare il sonno alla stregua di altri adattamenti evolutivi, riconoscendogli la funzione di recupero energetico e quindi d’inattività mentale e fisica, ad un’idea di sonno attivo, caratterizzato da sotto-processi indispensabili per la vita dell’essere umano. Infatti il sonno è una necessità biologica; il sonno è indispensabile per la conservazione ed il recupero delle attività metaboliche di base, con funzione di ristoro per l’organismo. Il sonno con sogni, collegato alle facoltà cerebrali superiori, avrebbe la funzione di promuovere la selezione e l’ elaborazione delle informazioni accumulate durante la giornata favorendone l’immagazzinamento nella memoria. Secondo i neurofisiologi inglesi Evans e Newman dormire aiuterebbe a dimenticare le cose inutili e, partendo dal presupposto che il cervello umano non possa immagazzinare oltre una certa quantità di informazioni, esso deve perciò fare una selezione del materiale quotidianamente raccolto, archiviando e memorizzando tutto ciò che è importante ed eliminando le informazioni superflue; i due studiosi avanzano l’ipotesi che tale processo di selezione possa avvenire durante il sonno, quando cioè l’organismo non è impegnato ad interagire con l’ambiente esterno. Varie ipotesi sono state avanzate per spiegare come mai l’uomo trascorra, dormendo, un terzo della propria vita. La teoria evolutiva sostenuta dallo studioso D.B. Cohen asserisce che il sonno si sarebbe sviluppato in relazione al concetto di rapporto “preda-predatori” ovvero in relazione alle influenze dell’ambiente. Durante il sonno, le prede attraggono meno l’attenzione dei predatori ma dall’altra parte sono anche più vulnerabili, in quanto meno sensibili agli stimoli. Gli erbivori dormono per periodi brevi al fine di poter procacciare il cibo e vigilare contro i predatori. Gli animali carnivori, invece, essendo meno vulnerabili e più rapidi nel procacciarsi il cibo, possono dormire più a lungo. La teoria della conservazione dell’energia di Allison e Cicchetti si fonda sull’osservazione che durante il sonno si assiste ad una riduzione dell’attività metabolica del 10% e della temperatura del corpo; questo dato è poco rilevante nell’uomo ma assume grande significato dal punto di vista evolutivo; rispetto agli animali poichilotermici come i rettili, i mammiferi e gli uccelli hanno bisogno di un notevole dispendio di energia per mantenere costante la temperatura interna. Per questo motivo la riduzione di temperatura che si verifica soprattutto durante le prime fasi del sonno avrebbe il significato di preservare energia. Questo processo è lo stesso che permette a molti animali di iniziare il periodo di letargo. Altre teorie sono quella dell’apprendimento, secondo la quale il sonno e soprattutto il sonno REM avrebbe un ruolo determinante per la maturazione del sistema nervoso centrale, e quella del recupero, secondo la quale il sonno avrebbe la funzione di ristorare l’organismo; in particolare il sonno avrebbe una funzione di recupero sull’organismo durante le fasi nREM e di recupero (svolgendo un ruolo di riprogrammazione genetica dei comportamenti innati) e fissazione della memoria. Quindi il sonno è una fase attiva della vita quotidiana assolutamente necessaria a completare l’equilibrio di tutto il corpo e di conseguenza risalta quanto possa essere nocivo non dormire in maniera adeguata. È stato detto che “vivere è una malattia alla quale il sonno porta sollievo ogni sedici ore” (Chamfort). La visione pessimistica della vita di Chamfort non ci sembra condivisibile, ci sembra però molto efficace la sua riflessione nel prospettare il sonno come una salutare pausa di ristoro, la cui mancanza o frammentazione è causa di sofferenzafisica e psichica negli esseri viventi. Se il sonno occupa circa 1/3 dell’intera vita dell’uomo, nel bambino più piccolo occupa circ a i 2/3 dell’intera giornata e quindi va ancora più considerato e tutelato.