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Le apnee ostruttive nel sonno rappresentano un fenomeno che interessa i bambini di tutte le età, dal neonato all’adolescente con una maggiore prevalenza in età pre-scolare (2-6 anni). La fisiopatologia della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno risulta complessa e solo parzialmente nota in età pediatrica. Questo anche perché la funzionalità delle vie aeree superiori è regolata da 30 paia di muscoli interagenti tra di loro. L’eziopatogenesi della sindrome può essere perciò descritta sinteticamente come un fenomeno multifattoriale dovuto a tre principali fattori variamente combinati tra loro: una struttura delle alte vie alterata, un diminuito controllo neuromuscolare, una ipertrofia adenotonsillare. Il paziente con disturbi respiratori nel sonno è affetto da vari sintomi: ostruzione nasale, respiro orale, russamento o respiro rumoroso durante la maggior parte o tutte le notti; talvolta i genitori riferiscono di aver osservato apnee durante il sonno. Spesso tra i sintomi notturni vi è agitazione, assunzione di posizioni particolari (iperestensione del capo, seduti sul letto in posizione antiversa) e sudorazione profusa. Frequentemente i genitori riferiscono anche parasonnie: come presenza di pavor nocturnus ed enuresi e sonniloquio. Al mattino il bambino si alza con una sensazione di secchezza delle mucose della bocca e necessita di bere acqua anche durante la notte a causa della respirazione orale, talvolta presenta cefalea mattutina. Durante il giorno invece i sintomi più caratteristici sono l’iperattività, la presenza di deficit attentivo, con conseguente scarso rendimento scolastico, e irritabilità. Nel bambino la sonnolenza risulta un sintomo meno frequente rispetto all’adulto. Tale sintomo tuttavia presenta una specificità molto alta: quando presente, in associazione al russamento o alle apnee notturne, è fortemente predittivo di disturbo respiratorio nel sonno. L’OSAS se non trattata può portare a serie complicanze: ritardo della crescita, ritardo mentale sono conseguenze documentate oggi sempre meno frequenti grazie alla diagnosi ed al trattamento precoce. Le complicanze cardiache sono oggi poco frequenti. L’ipertensione sistemica, complicanza frequente nell’adulto, lo è invece molto meno nell’età pediatrica: vi sono alcuni studi che hanno dimostrato che i pazienti con OSAS. E’ buona regola però controllare spesso la pressione arteriosa in questi bambini. Non è del tutto noto quale sia la prognosi a lungo termine dei bambini affetti da OSAS. Tanto meno è chiaro se l’OSAS del bambino sia precursore dell’OSAS dell’adulto o se questa sia una malattia diversa dalla forma adulta. Esiste un solo studio in letteratura sul ‘follow-up‘ a lungo termine . In tale studio è evidenziato come pazienti trattati con adenotonsillectomia da bambini presentino nel 13% dei casi una recidiva nelle fasi successive della vita. Nell’adulto ci sono elementi diagnostici essenziali di disturbo respiratorio nel sonno, come la sonnolenza diurna associata a russamento ed apnea, nel bambino il quadro clinico è più sfumato. Per questi motivi la semplice valutazione clinica non è di aiuto per una diagnosi corretta. Per la diagnosi dei disturbi respiratori nel sonno il metodo più valido è la polisonnografia. Tuttavia data la scarsità dei centri dotati di polisonnigrafo sono state esaminate alternative di studio.La storia, le visite specialistiche hanno dimostrato una bassa sensibilità e specificità. Altri test di screening come la videoregistrazione notturna, la pulsossimetria o la polisonnografia effettuate durante il sonnellino pomeridiano hanno dimostrato essere di limitata utilità e solo indicative di apnea ostruttiva nel sonno quando positive. Essendo l’eziopatogenesi multifattoriale, anche l’approccio terapeutico deve essere multifattoriale ed interdisciplinare. I cardini della terapia dell’OSAS sono la terapia medica, la asportazione delle adenoidi e delle tonsille, la terapia ortodontica e la ventilazione meccanica non invasiva. La terapia medica consiste principalmente nell’uso di corticosteroidi endonasali: è dimostrato che sono in grado di ridurre i sintomi ostruttivi notturni nei bambini con ipertrofia adenotonsillare ed OSAS. La terapia steroidea topica può essere dunque di aiuto nell’attesa di interventi terapeutici risolutivi come l’adenotonsillectomia, la terapia ortodontica o l’adattamento alla ventilazione non invasiva. Nei bambini obesi un obiettivo prioritario è costituito dalla diminuzione di peso. Nei bambini con OSAS grave ed ipossia importante si può iniziare CPAP in attesa di intervento terapeutico risolutivo. Anche bambini con sindromi associate, come la sindrome di Down, la sindrome di Apert etc, trovano giovamento dalla terapia chirurgica. Tuttavia in questi pazienti spesso è necessario un trattamento addizionale . La terapia chirurgica in bambini al di sotto dei 3 anni dovrebbe essere accompagnata da un inquadramento diagnostico completo mediante polisonnografia al fine di ridurre i rischi post-operatori . I dati della letteratura riportano una risoluzione dei sintomi clinici e normalizzazione del quadro polisonnografico dopo adenotonsillectomia mediamente nel 75 –80% dei casi. Dopo l’intervento di adenotonsillectomia è consigliabile una terapia miofunzionale volta alla rieducazione della respirazione nasale e alla riconquista del sigillo labiale per impedire le recidive. Altri interventi chirurgici sui tessuti molli non sono consigliati nei bambini. Le anomalie strutturali giocano un ruolo importante nella genesi dei disturbi respiratori nel sonno. L’ipotesi di una terapia ortodontica che modifichi la struttura stomatognatica ha dunque una dignità terapeutica nel trattamento dell’OSAS pediatrico. L’OSAS e i disturbi respiratori nel sonno sono un capitolo importante della salute del bambino. Il pediatra può, riconoscendo precocemente la sindrome, intervenire e ridurre la durata dei sintomi, evitando le conseguenze dell’OSAS così da modificare la storia naturale di questa malattia.