Sindrome overlap
Una possibile associazione tra BPCO e OSAS è stata descritta a meta degli anni ’80 da Flenley, che definì questa associazione “sindrome overlap” .
La BPCO è la patologia polmonare cronica più frequente. La prevalenza dell’OSAS è anch’essa elevata, per cui la presenza di entrambe le patologie nello stesso individuo non è infrequente. Un’indagine condotta nell’ambito dello Sleep Heart Health Study non ha confermato un aumento della prevalenza di OSAS nei pazienti affetti da BPCO, quantomeno di entità moderata. I risultati più importanti emersi da questo studio sono:
– la prevalenza di OSAS non e maggiore nei pazienti con evidenza di BPCO
– la porzione di soggetti con notevoli desaturazioni durante il sonno è maggiore nei soggetti con entrambe le patologie, ma il ruolo più importante è rivestito dall’OSAS.
Gli Autori confermano perciò l’ipotesi che quando coesistono OSAS e BPCO ciò è dovuto a un’aggregazione casuale e non ad una connessione fisiopatologica.
Le gravi alterazioni della ventilazione e dello scambio gassoso che si verificano durante il sonno in pazienti con BPCO, potenzialmente mortali, ripropongono la necessità di effettuare specifiche valutazioni diagnostiche. Tuttavia è largamente accettato il concetto che uno studio polisonnografico standard completo non debba essere considerato un esame di routine nei pazienti con BPCO con associata insufficienza respiratoria. L’alternativa più semplice è il monitoraggio della SaO2 durante la notte. Questa indagine dovrebbe essere eseguita regolarmente nei pazienti di grado moderato-severo, anche in assenza di sintomi riferibili a frammentazione del sonno, per escludere la comparsa di desaturazioni notturne,a loro volta associate a una ridotta sopravvivenza.La saturimetria notturna è inoltre indispensabile per stabilire adeguatamente il flusso di ossigeno durante il sonno per quei pazienti candidati all’ossigenoterapia a lungo termine. Un limite della metodica è la presenza di una certa variabilità inter-notte nella severità delle desaturazioni notturne, per cui una sola registrazione potrebbe non essere considerata sufficiente ed esaustiva, specie in presenza di sintomi.
Un’indagine polisonnografica viene generalmente consigliata quando vi è il sospetto clinico di associazione con la sindrome delle apnee durante il sonno, quando è presente un livello di compromissione dello scambio gassoso notturno superiore a quanto prevedibile in base alla PaO2 diurna o infine, quando le alterazioni dello scambio gassoso durante la veglia appaiono eccessive rispetto alla severità dell’ostruzione delle vie aeree. In presenza di alterazioni respiratorie durante il sonno nei pazienti con BPCO, il primo scopo di una strategia terapeutica è il miglioramento della patologia di base.
Convenzionalmente l’ossigenoterapia (sia diurna che notturna) è il trattamento di prima scelta dell’ipossiemia cronica stabile. I pazienti con BPCO possono presentare desaturazioni notturne anche in presenza di una moderata ipossiemia diurna (PaO2 > 60 mmHg). L’effetto dell’ossigenoterapia notturna in questo specifico gruppo di pazienti è ancora argomento dibattuto a causa dei dati discordanti riguardo l’ipotesi che la sola ipossiemia notturna possa favorire lo sviluppo di ipertensione polmonare o ridurre la sopravvivenza. D’altro canto anche la ventilazione meccanica non invasiva (NIMV) è largamente utilizzata nel trattamento dell’insufficienza respiratoria ipercapnica ma il suo utilizzo nei soggetti affetti da BPCO rimane ancora controverso, diversamente dai pazienti affetti da patologie restrittive. Una metanalisi Cochrane, pubblicata nel 2001, afferma che “la ventilazione meccanica a lungo termine potrebbe essere proposta come opzione terapeutica ai pazienti con insufficienza respiratoria cronica secondaria a patologie neuromuscolari”.